La nascita della Bizzarrini 5300 GT Strada fu per certi versi un progetto che affonda le sue radici nel 1950, ma andiamo per gradi.
Gli anni '60 nella storia dell'automobilismo italiano furono anni particolarmente fiorenti.
Le Ferrari si affermavano in tutte le competizioni, le carrozzerie sfornavano modelli originali, i motoristi spremevano i motori fino all'ultimo cavallo: un vero e proprio Rinascimento motoristico.
Il 1963 poi fu un anno davvero particolare. Nel salone di Torino tra le tante blasonate supercar scintillanti una attira gli sguardi l'attenzione dei partecipanti: la Bizzarrini 5300 GT Strada.
Non una semplice Gran Turismo, ma la Gran Turismo per eccellenza. A guardarla oggi si direbbe quasi che il termine fosse stato coniato per questa creatura così meravigliosa e dal rombo gutturale e cattivo.
Strada poi, il secondo nome, ad indicare la vocazione di questa vettura, la propria volontà ad essere sempre tra lingue d'asfalto per esser guidata.
La Bizzarrini 5300 GT Strada è figlia del suo genio, Giotto Bizzarrini, e rappresenta a nostro parere la perfezione da qualsiasi angolo la si voglia osservare, proprio come il cerchio perfetto disegnato dal pittore suo omonimo!
Livornese di nascita, classe 1926, l'ingegnere Bizzarrini è conosciuto principalmente per aver fornito un grandissimo contributo allo sviluppo e realizzazione di mostri sacri dell'automobilismo italiano.
Parliamo di auto come la Ferrari 250 GTO, vincitrice di innumerevoli competizione ed attualmente detentrice del record di auto d'epoca più costosa mai battuta ad un'asta, 48 milioni di dollari.
Il suo debutto nel mondo dell'automobilismo avviene nel 1954 quando inizia a lavorare per Alfa Romeo per poi spostarsi, dopo un paio di anni, in Ferrari.
Qui conosce Carlo Chiti, un ingegnere toscano con il quale sviluppa alcuni dei modelli più belli ed iconici della casa del Cavallino Rampante: la Testa Rossa V12 3.0 Litri, la 500 Mondial 2.0 Litri, e la fortunatissima serie di 250 tra cui la GT SWB, la Spider California ed appunto la GTO.
I rapporti con Ferrari però non sono sempre rosei, Enzo Ferrari non è una persona malleabile e i differenti punti di vista fanno allontare l'ingegnere da Maranello.
Il litigio finisce per farlo approdare poco dopo in un'azienda che produce trattori e che, grazie ad un proprietario pazzo e visionario, vorrebbe iniziare a produrre auto sportive: Lamborghini.
Ecco dunque che nasce, da un progetto quasi interamente sviluppato individualmente, la prima Lamborghini: la 350 GTV.
Ma la vita di Giotto Bizzarrini lo vede protagonista anche di imprese proprie e non solo come lavoratore alle dipendenze altrui.
Dopo un quasi fallimentare progetto presso la ISO Rivolta, che gli fornisce le basi per lo sviluppo della sua migliore creatura, la Bizzarrini 5300 GT Strada, decide di mettersi in proprio.
Bizzarrini non era uno sprovveduto, era letteralmente una persona in grado di rubare il mestiere con gli occhi e in meno di un decennio è passato dal lavorare in Alfa Romeo al creare le proprie vetture.
Questo percorso strabiliante lo indirizzò sempre più verso il mondo delle corse e delle competizioni motoristiche.
Dunque sarebbe stato improbabile pensare che le sue vetture non avessero gli ultimi ritrovati della tecnologia e gli accorgimenti più corsaioli.
La Bizzarrini 5300 GT Strada infatti era una vettura veramente equilibrata anche perchè il suo creatore fu particolarmente lungimirante quando si trattava di selezionare le componenti.
Il motore della vettura, ad esempio, era un robustissimo Chevrolet 5.0 litri ad aste e bilancieri.
Questo era talmente grande da stare letteralmente addossato al guidatore con un ingombrante cambio 4 marce che invadeva l'abitacolo.
Se da un lato il motore era il fiore all'occhiello dell'auto grazie alla sua posizione, dall'altro era un vero e proprio problema.
Infatti scaldava l'abitacolo fino a farlo diventare un vero e proprio inferno tanto che le piccole bocchette dell'aria erano pressochè inutili. Non erano rari i casi di passeggeri che svenivano alla guida della vettura!
Il motivo per cui venne selezionato un motore americano, anzichè svilupparne uno in casa fu semplice: i motori prodotti artigianalmente, perchè Bizzarrini aveva una produzione artigianale appunto, erano potenti e futuristici ma difficili da comprendere per la maggior parte dei meccanici.
Di converso installare un motore Chevrolet sulla Bizzarrini 5300 GT Strada, alimentato da un singolo carburatore Holley, significava poter guidare tranquillamente l'auto in ogni angolo del globo senza paura di dover tornare in Italia per effettuare le riparazioni. Pura affidabilità.
In un'intervista, infatti, uno dei facoltosi clienti di Bizzarrini, il gallerista olandese Arend, disse:
"Ho deciso di acquistare questa vettura perchè mi sposto continuamente per lavoro. Ho bisogno di un'auto che sia prestante, bellissima e soprattutto affidabile. Che non mi causi problemi insomma!
Fino ad ora ho guidato una Chevrolet Corvette, da cui la Bizzarrini 5300 GT Strada prende il motore, per oltre 350 mila chilometri senza nessun problema. Inoltre l'Ing. Bizzarrini ha apportato delle modifiche ed aumentato la potenza, proprio ciò di cui necessito! L'affidabilità dei motori americani con la filosofia motoristica e del lusso prettamente italiani sotto forma di Gran Turismo".
A livello tecnico poi la Bizzarrini 5300 GT Strada, derivando dalla ISO Grifo A3C, adotta una serie di accorgimenti tecnici studiati ad hoc.
La collocazione del motore ad esempio, che era posto in posizione anteriore longitudinale, dietro l'asse anteriore, permetteva di avere un baricentro basso ed una distribuzione dei pesi perfettamente bilanciata.
Il telaio era il classico e corsaiolo tubolare in acciaio ed il motore, opportunamente rivisitato, aveva ben 370 cavalli.
Inoltre l'auto era veramente bassa, aveva infatti un'altezza da terra di appena un metro e 10 centimetri, leggermente più alta della Ford GT. Entrare nella Bizzarrini 5300 GT Strada dunque non era affatto semplice e l'impossibilità di spostare i sedili non migliorava affatto la situazione.
Tutto era di derivazione corsaiola dunque, tutto serviva a limitare il peso, a permettere una guidabilità senza eguali.
Cosa che effettivamente rappresentava il punto di forza della vettura che raggiungeva tranquillamente tra i 260 km/h e i 280 km/h a seconda del cambio scelto, visto che si poteva optare per rapporti lunghi o corti.
Molte le parole positive spese dalla stampa specializzata nella presentazione della vettura:
“Linea aerodinamica molto spinta studiata nel tunnel del vento dell’Università di Pisa. Massima stabilità direzionale alle altissime velocità. Carrozzeria monoscocca a struttura differenziata; roll bar incorporato; distribuzione dei pesi al 50%; sedili anatomici; cinture di sicurezza; piantone sterzo deformabile con doppi giunti; freni a doppio circuito; differenziale autobloccante; ammortizzatori registrabili; pneumatici di differente sezione per il massimo sfruttamento della potenza, garantiscono la massima sicurezza ai passeggeri.
Motore, cambio e principali parti meccaniche della più alta qualità, ma di normale produzione, offrono la più ampia garanzia di durata e assistenza in ogni parte del mondo.
Velocità, ripresa, stabilità, silenziosità, le massime sino ad ora realizzate su una vettura gran turismo.”
Prestazioni di tutto rispetto, linea mozzafiato e interni pratici ma lussuosi: un'auto perfetta, come il cerchio di Giotto appunto!
Dopo 133 vetture costruite l'azienda chiude i battenti, similarmente ad altri marchi che facevano dell'artigianalità il proprio punto di forza. Un vero peccato, considerando che la Bizzarrini ha prodotto una delle Gran Turismo più belle di sempre.
Ma forse è proprio questo che ha contribuito a farla diventare quello che è oggi per molti appassionati: una vera e propria opera d'arte!
Buona guida a tutti!
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